Sono queste le ultime parole che ho ascoltato dai ragazzi afghani incontrati a Bihać nella fabbrica abbandonata, con tutte le finestre e le porte sfondate, che stanno usando come riparo di fortuna, dove la temperatura si aggira attorno ai -10 gradi.
Loro dicevano a noi
“Good luck“,
eppure non hanno nulla!
Loro dicevano a noi “Good luck“, eppure non hanno nulla! La maggior parte di loro porta i segni delle botte prese dalla polizia per il solo fatto di aver cercato una via d’uscita dall’inferno in cui sono caduti.
Good luck a me e ai miei compagni che la sera avremmo fatto una doccia calda e avremmo dormito comodamente sotto le coperte, dopo aver abbondantemente mangiato e bevuto.
Good luck all’Europa tutta che li seppellisce al di là dei confini per non vedere, non sentire, non toccare, non farsi carico.
Good luck all’Europa che paga profumatamente chi deve tenere lontano il problema senza preoccuparsi di come viene esercitato questo compito, rendendolo spesso una carneficina.

Hanno ragione quei ragazzi afghani: Good luck per chi il cuore lo ha reso insensibile, indifferente e cattivo, tanto cattivo da non riuscire più a riconoscere degli esseri umani in questi corpi che cercano come tutti noi un po’ di felicità, possibilità di studiare, di trovare un lavoro, di creare una famiglia, di avere una casa senza che ti cadano le bombe in testa.
Good luck a tanti cristiani che dovrebbero vedere in quei profughi non solo degli esseri umani, ma dei FRATELLI che gridano aiuto.
Good luck a tanti cristiani “basabanchi” che hanno ridotto il seguire Gesù a rito vuoto e a doppia morale continua, smettendo di mettere al centro il più povero e il più bastonato, cioè la presenza reale di Gesù.
Mohammed, 17 anni, prova e riprova a passare il confine per arrivare in Belgio, in Germania o in Francia, con il sogno di cominciare a studiare, visto che in Afghanistan tutto questo gli è stato tolto a causa di una guerra infinita. Ha imparato l’inglese guardando in YouTube filmati con i sottotitoli e ti fissa con intelligenza fuori dal comune chiedendoti “WHY/PERCHÉ?”: perché non fate qualcosa? Perché non mettete al centro questa questione che sta falciando migliaia di vite, di giovani vite?
La mattina, in territorio bosniaco, vicino al confine con la Croazia, dei signori bosniaci ci hanno portato in un bosco dove ho visto scene che nemmeno nei gironi dell’inferno di Dante troverebbero posto.
Tanti, troppi ragazzi dal Bangladesh ammassati dentro a tuguri fatti di teli tenuti insieme da corde improbabili. Cerchioni di ruote di camion trasformati in stufe per scaldare un po’ di acqua per lavarsi e questo fumo nero continuo che porta dentro quintali di diossina. Uno di questi cuori si avvicina e dice in inglese: “Non aver paura, non sono cattivo, ho solo fame e freddo”. Non aver paura, non sono cattivo… Ho solo fame e freddo…

Ma dove stiamo andando?
Capisco che “Il problema è enorme”, e che “Non possiamo accogliere tutti”, e che “Se cominciamo a starci male per tutto e per tutti non si dorme più”, e via al repertorio di menate del genere… Ma, Santo Dio, non è però possibile far finta che questa cosa non esista. Mi vergogno di me, della mia cultura, della mia religione se non facciamo qualcosa. È un’enorme tragedia che si sta consumando nel 2021, ora, qui in Bosnia, come in Libia e in chissà in quante altre parti del mondo.
Good luck se non sapremo farci carico sul serio in tutti i modi possibili di tutto questo inferno che non esce dalla terra, ma che è stato provocato da precise scelte politiche di guerra, sfruttamento, lotte di potere, avidità di beni, materie prime e denaro.
Good luck perché ci stiamo giocando l’anima.
Alla fine, mentre stavamo partendo, un ragazzo si avvicina e dà a uno di noi una caramella… Mamma mia, non capisco più nulla… Quasi volesse dire: “Lo so, non ce la fai. Torna indietro e tieni in bocca qualcosa di dolce per l’amaro che hai masticato. Noi rimaniamo qui, siamo abituati, non molleremo, ci ritenteremo perché indietro non possiamo tornare; ma solo andare avanti e avanti e avanti”.
GOOD LUCK Europa, GOOD LUCK Italia, da che parti ti metterai?